Ho incontrato, conosciuto, parlato, mangiato, viaggiato, dormito, pregato con la gente del posto. Sono persone semplicissime, spesso con il sorriso, che vivono al momento (dire alla giornata è davvero esagerato) e godono di quel pochissimo che hanno, senza la nostra ricerca spasmodica delle comodità e del benessere per come lo intendiamo noi…. niente energia elettrica, frigorifero, acqua corrente, ecc. “Un Altro mondo!”.
I bambini sono dolcissimi, molto attaccati alla nostra fede cattolica, basta poco per farli diventare allegri, giocano con delle cose semplicissime, sassolini, una liana per saltare, ecc. Ma non hanno dei vestiti decenti, quasi nessuno porta o possiede le scarpe, ma soprattutto non hanno una istruzione per come la intendiamo noi.
Ho constatato che non si muore per fame; se hanno fame salgono su un albero, strappano un frutto e mangiano, ma l’alimentazione non è costante né equilibrata, in quei luoghi basta mangiare un frutto andato a male per avere un’infezione che può portare alla morte, vista la scarsa, direi scarsissima se non inesistente assistenza medica.
La vita media è 55 anni! E a 40 anni la fisionomia è simile ad un italiano di 80.
“Mi sembra di essere all’interno di un documentario”. Questa la mia prima riflessione ammirando paesaggi spettacolari, foreste sempre verdi e frutti, animali ed insetti per noi strani.
Anche il concetto di villaggio è diverso da quello che noi pensiamo. Di fatto nella zona della missione esiste solo una strada sterrata e di tanto in tanto una chiesa o una scuola che non sono altro che capanne un po’ più grandi senza l’ombra di un mattone. Nelle vicinanze di queste strutture, addentrandosi nella foresta trovi una loro classica abitazione, una palafitta con un nucleo famigliare che va da 1 a 20 persone. Queste “case” sono distanti anche chilometri l’una dall’altra e raggiungibili solo camminando a piedi nella foresta.
Ognuno costruisce la propria palafitta con il legname del luogo, ma ogni 4-5 anni dovrà essere ricostruita perché vengono mangiate dalle formiche.
Un VERO missionario. È iperattivo e dorme solo poche ore al giorno, dice più messe al giorno, a mio avviso fa vera missione pastorale, facendo chilometri in jeep e a piedi per trovare anche una sola anima in mezzo alla foresta per portare conforto, confessione, comunione o convincere una famiglia a frequentare la chiesa.
E che dire dei suoi bambini: Lo adorano! Ed hanno ragione. Lui li tratta come un miglior padre potrebbe trattare i propri figli, credetemi è difficile da descrivere “E’ un altro mondo e lui lo sta cambiando in meglio”.
Racconto un solo episodio. Un giorno, in occasione di un battesimo abbiamo offerto il gelato a 12 bambini, cosa per loro rarissima e che non si possono permettere, facendo quasi 2 ore di strada in terra battuta per trovare un negozio che avesse del gelato. La notte alle 4 mi alzo per andare in bagno e trovo padre Francesco in giro pensieroso, incuriosito chiesi cosa stesse pensando, mi disse: “Non riesco a dormire perché abbiamo comprato il gelato solo ai bambini che erano al battesimo e non a tutti gli altri”. Dopo poche ore eravamo già in giro, ci siamo procurati una borsa frigo, abbiamo comprato 2 vaschette di gelato e siamo andati in giro per tutto il giorno nella foresta a cercare bambini per offrirgli il gelato .
Tanto con poco! L’idea che mi sono fatto io è che mancano vestiti, scarpe, medicine, pensate che una bambina punta da un insetto grattandosi con le proprie mani ‘luride’ ora rischia di perdere una gamba solo per mancanza di un antibiotico.
Secondo me, soprattutto un’istruzione adeguata, che possa dare loro la capacità di costruirsi un futuro migliore.
Credetemi ho potuto vedere con i miei occhi che gli aiuti che inviamo arrivano tutti a destinazione e per le cose più utili. Padre Francesco in questo è un campione, pensa prima e quasi esclusivamente ai bambini, trascurando a volte anche se stesso.
Nei giorni in cui sono stato lì, ho portato a battesimo un bambino ed ho promesso di pensare al suo futuro, ma anche tu da casa puoi fare qualcosa e chi sa un giorno potrai andare a trovare il ‘TUO’ bambino per fare un’esperienza come la mia.
pinomangione